Cripta Peccatorum

Amos

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Capitolo 2 – Cripta Peccatorum.

Martin si avvicinò al portone laterale del convento e suonò al citofono, attese una risposta, dopo alcuni minuti che sembravano non finire, suono nuovamente.

Subito dal citofono rispose una voce deformata non di facile comprensione « Chi è? » Immediatamente Martin rispose per farsi riconoscere « Sono Martin Alfieri Della Loggia dovrei incontrare fratello Amos »

Dall’altra parte la voce gracchiante « Sono io Amos, lei è Martin quello che ha telefonato prima dalla stazione ? »

«Si sono proprio io» rispose Martin.

Ally si era seduta sulle sue borse accatastate, sperando di recuperare le forze dopo quella passeggiata, che non era stata poi così breve come aveva prospettato Martin all’inizio del cammino.

Amos aprì la porta e li fece accomodare, osservò con sospetto Ally, Martin spiegò immediatamente a fratello Amos che Ally era una turista Americana in visita nel nostro paese che si era trovata in difficoltà e che Martin suo malgrado stava cercando di aiutarla.

Fratello Amos fece accomodare Ally e Martin in una saletta attigua all’ingresso, poi congiunse le mani e rivolgendosi a Martin disse « Celestino ci ha lasciati molto probabilmente questa notte ma nessuno sa bene cosa sia accaduto. Fratello Gelvaso lo ha trovato nella sua cella in un lago di sangue.»

Lo sguardo di Martin era sconvolto, turbato, la palpebra destra inizio un ritmico battito nervoso incontrollato, un leggero spasmo causato da quella situazione emotiva.

«Amos mi dica ma cosa è accaduto dov’è ora Celestino mi aiuti a capire.» Interruppe Martin.

La polizia è appena andata via, dicono che si sia trattato di suicidio, a momenti dovrebbe arrivare  l’addetto delle pompe funebri per allestire in convento la camera ardente. Domani ci saranno le esequie. Celestino era vecchio e non aveva più parenti noi confratelli eravamo la sua famiglia, verrà tumulato nella cripta della basilica come ogni frate della congregazione.

« Ma la polizia non ha chiamato il medico legale, non ha aperto un’indagine ? » chiese stupito Martin.

« La basilica e il convento sono di proprietà della Città del Vaticano anche se sono sul suolo italiano. Da un primo esame nessuno avrebbe potuto fare del male a Celestino. La chiesa non ama si vengano a sapere cose come queste. Il cardinale Brizzio è giunto appena abbiamo avvisato la curia Vaticana, è lui che chiamato le autorità di polizia e ha gestito la questione. Io sono solo un vecchio frate portinaio.»

« La salma di celestino è ancora nel convento ? » chiese Martin conoscendo in verità già la risposta.

« Si è nella sua cella così come lo abbiamo trovato. Il cardinale ha dato ordine che nessuno entri nella cella tranne l’addetto delle pompe funebri che il cardinale ha convocato direttamente.»

« Fratello Amos la prego, Celestino era per me più di un amico, era un fratello un padre, era la mia guida spirituale, la prego mi faccia vedere le sue spoglie per l’ultima volta che io possa onorarlo. » Supplico Martin con gli occhi velati di lacrime.

Amos era un frate sensibile, più sensibile che ligio alle disposizioni, alla sua veneranda età di novantadue anni il cuore prevale più della logica razionale delle regole e delle disposizioni.

Amos si rivolse ad Ally dicendole « Signorina lei attenda qui, le donne non sono ammesse in convento.» Poi rivolgendosi a Martin chinando il capo disse « Mi segua signor Martin.»

Attraversarono un lungo corridoio in pietra marmo e mattoni, pareva fatto e rifatto in più epoche prediligendo una sorta di recupero dei materiali. Il pavimento era certamente originario tanto la pietra era lisa dall’usura dei passi che vi sono passati sopra.

Ad un tratto Amos si arresto all’improvviso, si volto, fisso il volto di Martin e indicò con un gesto della mano una piccola porta in legno, appena socchiusa. Nella parte superiore del corridoio, nella parte interna di quello che sembrava un chiostro, delle grandissime vetrate composte da tessere circolari di un vetro giallo bottiglia lasciavano filtrare la luce calda del meriggio componendo sulla parete antistante immagini e giochi di luce cangianti. La porta indicata da Amos era la tipica porta il legno massiccio delle celle dei frati, rustica senza decori con solo una croce posta nella parte centrale superiore, incisa con un ferro caldo. La croce, simile ad una croce patente templare era inscritta all’interno di un cerchio.

Martin si avvicinò alla porta che era appena socchiusa. Il cuore batteva forte per lo stato d’ansia. Dietro quell’uscio la certezza della fine di un caro amico, un maestro, un esorcista e un alchimista che lo aveva guidato con la paziente comprensione di un padre a scoprire alcuni dei tanti misteri che riconducono lo spirito umano alla fonte inesauribile di luce Divina.

Solo due giorni prima Martin e Celestino si erano sentiti al telefono per concordare quell’incontro. Celestino era turbato e aveva una gran fretta di incontrare Martin, aveva detto di avere una rivelazione importante da fare, ma solo un iniziato avrebbe potuto comprendere il mistero che si celava nella sua rivelazione.

Martin sentì il dovere di andare subito, giusto il tempo di organizzare il viaggio e spostare alcuni appuntamenti dello studio e poi far capire alla famiglia che per Celestino era una cosa di fondamentale importanza. Quando avvisò, durante la cena, la moglie Anna e i figli che sarebbe andato a Roma per un paio di giorni per incontrare Celestino, un coro spontaneo echeggiò con un «Torna presto e fai attenzione » Anna strinse la mano di Martin a voler significare che aveva colto l’importanza di quella inaspettata partenza.

Solo due giorni, solo due giorni erano trascorsi da quella telefonata, se solo fosse partito prima, forse le cose sarebbero andate diversamente. Pensava tra se, profondamente turbato Martin.

Spinse la porta lentamente, aprendo ai suoi occhi lo scenario di quella umile cella, un locale spoglio con solo un letto di legno, un inginocchiatoio, e un piccolo comodino con un cassetto.

Il corpo di celestino era supino, sul pavimento con le braccia e le gambe aperte, come l’uomo vetruviano di Leonardo, il suo corpo era completamente nudo, rivoli di sangue scendevano da vari punti del corpo formando sul pavimento una grossa chiazza di sangue addensato e scuro. Risultava orribile ed inquietante rivedere Celestino in quelle condizioni.

Martin si rivolse a fratello Amos « Ma su quale presupposto hanno concluso che si è trattato di suicidio, Celestino non lo avrebbe mai fatto sapeva bene che era contro Dio e lui non lo avrebbe mai fatto. Come possono pensare che tutto questo sia l’azione di un folle suicida.»

Fratello Amos abbassò lo sguardo e con un filo di voce evidentemente turbata disse « Lo so ma il cardinale ha detto che si trattava di un suicidio mistico e che a volte queste cose accadono alle persone di grande fede. La polizia ha accolto la teoria ed ha archiviato il caso come un incidente, nel verbale non hanno neppure accennato al suicidio, un incidente e basta.»

« Ma è assurdo » Sbottò Martin che si sentiva preso in giro, quella non era la verità, per quale ragione nessuno voleva conoscerla e far luce. «Perché , perché, perché » risuonava come un mantra nella testa di Martin che non era per nulla disposto ad accettare tutte quelle falsità.

« Dobbiamo andare, prima che si accorgano che l’ho condotta qui » Disse ancora più turbato fratello Amos, spaventato dalla rabbia che saliva in Martin.

« La prego Fratello mi faccia rimanere ancora qualche istante da solo con Celestino è l’ultimo saluto di due anime che hanno fatto un cammino umano e spirituale assieme. » Supplicò Martin.

A quelle parole Amos non ebbe il coraggio di controbattere, conosceva bene il profondo legame che poteva unire spiritualmente un maestro al suo allievo. Si limitò a sussurrare « Faccia presto signor Martin »

Da solo in quella stanza Martin cercò di ricomporsi emotivamente, fece una preghiera, dopo aver accarezzato il volto del vecchio frate si mise ad osservare tutt’intorno alla ricerca di risposte. Era certo che le cose non erano andate affatto come venivano raccontate. Estrasse il telefono, aprì l’applicazione per fare delle foto ed in pochi secondi fotografò ogni spazio, oggetto, particolare ogni cosa presente in quella piccola stanza compreso il cadavere del suo caro amico e maestro.

Penso tra se Martin riponendo il telefono con cui aveva scattato le foto nella tasca della giacca « chissà se sarò capace di rivedere queste atroci immagini e capire e cogliere il senso di tutto questo. Padre che sei nei cieli sia fatta la tua volontà, ti prego aiutami a percorrere il tuo cammino.»

Nel mentre stava per allontanarsi dalla cella osservando per l’ultima volta l’amico morto, Martin notò alcuni particolari a cui non aveva prestato alcuna attenzione prima. Il tatuaggio sul braccio sinistro di celestino non c’era più, la pelle era stata rimossa lasciando la carne dei muscoli dell’avambraccio scoperta e sanguinolenta.

Perché mai avrebbe dovuto strapparsi via quel tatuaggio, ero lo stesso che anche Martin aveva e che consacrava il suo impegno di fede.  Una serie di tagli trasversali avevano reso a brandelli l’altro tatuaggio di Celestino quello posto sul petto all’altezza del plesso solare. Rappresentava i quattro elementi che come Celestino gli aveva molte volte spiegato erano gli elementi alchemici della trasformazione. Per quale incomprensibile  ragione Celestino avrebbe fatto da solo una cosa del genere, e poi la causa della morte qual era ? Un suicidio, che significa, per cosa è morto Celestino, dissanguato non di certo non ce n’era abbastanza sul pavimento, non sembravano esserci lesioni da taglio mortali, tante ferite ma non potevano essere quelle la causa.

Martin riprese a fissare ogni centimetro della stanza per trovare una risposta, ma più osservava e prestava attenzione maggiori erano i dubbi e le perplessità. Appena dietro la porta rivolta verso il comodino aperto un’impronta di sangue. Non era un sandalo o un calzare dei frati, sembrava piuttosto la suola di uno scarponcino, simile a quello dei lagunari o di certi appassionati di giochi militari.

Martin si avvicinò, il comodino era vuoto, per osservarlo meglio lo sollevo, sotto ben nascosto, fermato con del nastro adesivo da pacchi marrone una scatola sottile, non più grande di un taccuino. Con destrezza e rapidità Martin la tolse dal fondo del comodino e la infilò rapidamente in tasca, con il cuore che gli batteva a mille come ad un bambino quando tenta di rubare la marmellata dalla dispensa.

Aveva appena infilato l’oggetto in tasca che la porta si spalancò all’improvviso e comparve sull’uscio Ally che subito apparse atterrita da quell’orrido e macabro spettacolo. Gli occhi di Martin e di Ally si incrociarono per qualche istante senza dire neppure una parola, quasi a voler parlare con la mente.

Immediatamente giunse fratello Amos che irritato si rivolse ad Ally con fermo tono di rimproverò « lei non poteva accedere al convento questa è la regola. »

Con determinazione fratello Amos fece uscire Martin ed Ally dalla cella di Celestino e li ricondusse all’ingresso.

Martin si scusò anche a nome di Ally che era visibilmente scossa ed incapace di elaborare quanto aveva visto. Abbraccio con calore fraterno Amos ringraziandolo più volte per la concessione fatta di vedere per un’ultima volta le spoglie di Celestino.