Cripta Peccatorum

Walter

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Capitolo 3 – Cripta Peccatorum.

Martin ed Ally si ritrovato seduti ad un bar poco distante da Piazza San Pietro, ordinarono un caffè per Martin ed un thè freddo al limone per Ally.

Un lungo silenzio con sguardi persi nel vuoto precedette l’esordio di Martin rivolgendosi ad Ally « Adesso chiamo un amico e mi faccio suggerire un albergo dove potrai soggiornare »

« Desiderate altro »

Disse il cameriere del bar porgendo a Martin lo scontrino del conto per le consumazioni già ordinate.

« Vuoi qualcos’altro disse Martin rivolgendosi ad Ally »

«No grazie » Fu la risposta con una voce turbata .

Martin pagò il cameriere che si accingeva a dare il resto della banconota da dieci euro.

« Va bene così, il resto mancia.» Disse Martin che estrasse il telefono dalla tasca e iniziò a sfogliare la sua rubrica.

Qualche istante per consultare i contatti e poi Martin schiaccio il tasto rosso di invio sul suo telefono touch screen apple.

« Pronto » Rispose una voce profonda all’altro capo.

« Sono Martin, come stai ? Sono a Roma e devo trovare un alloggio per me e per un’amica mi potresti aiutare tu che sei di casa qui.»

Una risata fragorosa come un eco la risposta alla presentazione di Martin e proseguì « Brutto stronzo, non ti fai mai sentire, dimmi dimmi che sei in avventura con qualche bella donzella qui nella mia Roma. »

Martin aveva lasciato attivo il viva voce o provò un certo imbarazzo poiché Ally poté ascoltare tutta la conversazione.

« Ma che dici sai benissimo che sono un cane fedele, sono qui a Roma perché dovevo incontrare Celestino il mio mentore, ma ho scoperto che è morto la notte scorsa e ti assicuro che la cosa è molto più complessa di quello che appare.»

« Scusa Martin, non potevo immaginare una cosa così seria, volevo solo scherzare, sono felicissimo che tu sia qui e se per te va bene ti vorrei mio ospite, dimmi dove ti trovi che ti mando a prendere da un mio collaboratore. » Rispose la voce all’altro capo, Walter l’amico ed ex collega di Martin.

« Ci troviamo in via della Conciliazione, ai presente l’antico Caffè ?»

« Si ho presente conosco bene ti mando Andrea con una BMW 7 blu scuro, ti porterà qui da me in villa, ti aspetto ci vediamo quando arrivi.»

« Ok grazie Walter, a dopo.»

La conversazione s’interruppe, Martin si rivolse ad Ally e le disse « Un caro amico un ex collega ha una villa qui a Roma e invece di propormi un albergo ci vuole suoi ospiti. Visto come è andata la giornata se per te va bene suggerirei di accettare, poi magari domani riprendi il tuo programma di viaggio e trovi una nuova sistemazione.»

Ally acconsenti con cenno e rimase in silenzio sorseggiando il Thè nell’attesa dell’autista.

Ally era una donna tutt’altro che nuova a situazioni difficili, ma vedere in prima persona una morte così atroce l’aveva sconvolta.

Non riusciva a comprendere il perché di quel susseguirsi di imprevisti che si stavano accumulando dal suo arrivo a Roma.

Pensò tra se e se « Devo rinfrescarmi e riposarmi e domani cercherò di riprendere il controllo sulle mie ricerche, non posso perdere tempo, ma ora non posso che avere pazienza.»

Martin ed Ally attesero per una mezz’ora abbondante l’arrivo di Andrea il collaboratore di Walter. Durante tutto il tempo rimasero entrambi in silenzio ognuno perso nei propri pensieri e preoccupazioni. Di tanto in tanto si rivolgevano un reciproco sorriso di cortesia spostando poi lo sguardo altrove.

Martin si chiedeva per quale ragione Celestino avrebbe dovuto infierito sui suoi simboli posti sul petto e per quale incomprensibile motivo si fosse strappato il tatuaggio sul braccio. Si trattava di un simbolo iniziatico, una sorta di consacrazione ai misteri di Dio, anche Martin ne aveva uno uguale, era stato il suo maestro a condurlo nel viaggio iniziatico.

Una croce patente inscritta in un cerchio invisibile, come le croci templari presenti sulle colonne di molte chiese. Otto punte di spada a comporre una sorte di ruota della vita, per significare la consacrazione a Cristo nella battaglia della vita accettando come compito e missione fronteggiare le forze del male.

Celestino era toccato in particolar modo da quel tatuaggio, il simbolo era nato da una sua visione durante uno stato di estasi mistica. Un angelo gli aveva parlato con gli occhi indicandogli un simbolo sulla sabbia del mare, era lo stesso che poi alcuni giorni dopo aveva fatto realizzare e di cui si era tatuato il braccio sinistro in gran segreto.

 

Andrea apparve quasi all’improvviso senza lasciar cogliere da quale strada fosse giunto, scese dall’auto e si avvicinò a Martin presentandosi e dichiarandosi a completa disposizione. Con un telecomando apri il bagagliaio della BMW, un modello recentissimo, forse un 4500 di cilindrata, appariva sommariamente diversa dai modelli di serie, molto probabilmente pensò Martin « devono essere delle modifiche fatte fare da Walter.»

Il bagagliaio avrebbe dovuto, almeno in apparenza, risultare più ampio, di certo era stato ricavato qualche speciale scomparto, le solite cose che Martin suo malgrado conosceva bene.

Misero il trolley di Martin e il bagaglio di Ally in macchina e salirono a bordo.

Andrea li fece accomodare entrambi sui sedili posteriori. Un mezzo estremamente comodo ma più Martin osservava i dettagli e più si rendeva conto di non essere salito affatto su una normale BMW della serie 7. Dopo qualche gincana nel traffico, sapientemente affrontata da Andrea, Martin si rivolse a lui con tono curioso « ma questo non è un modello normale ? »

«Se ne accorto Martin, questo è il nostro gioiellino l’ammiraglia dell’agenzia, quasi 250.000 euro di modifiche » Rispose Andrea con un certo orgoglio.

Andrea era un giovane robusto sui trent’anni capelli neri, molto probabilmente di origini meridionali anche se ciò non traspariva con evidenza dal suo accento. Di certo aveva un passato militare, altrimenti Walter difficilmente lo avrebbe assunto.

Martin con il tono di chi vuol far credere di sapere già tutto si rivolse ad Andrea « Il corso in quale reparto lo hai fatto ? »

Andrea si mise a ridere e subito con tono amichevole rispose « sono un ex sas di Viterbo come lei, poi ho girato un po’ prima di trovare casa nell’agenzia.

« Accidenti ne sa più lui di me, di quanto io potrei mai intuire di lui » penso silenziosamente Martin.

Ally era decisamente estranea a tutto, con difficoltà prestava attenzione alle loro chiacchiere, era decisamente sfatta, arrabbiata e anche un po’ furiosa per come quella giornata avesse preso una piega così assurda. Sentiva che poteva fidarsi Martin, ma non era sua abitudine affidarsi a degli sconosciuti, doveva trattarsi solo di un passaggio fino all’albergo ed ora si ritrovava in una macchina che sembrava più un area che una macchina, in viaggio per un una villa, un posto a lei completamento sconosciuto.« Che Dio mi protegga » fu il suo pensiero in un momento di panico.

Martin si adagiò al sedile per mettersi comodo e voltandosi verso Ally vedendola perplessa le disse « Su dai vedrai che domani le cose riprenderanno il giusto corso e tu potrai tornare a fare la turista.»

Ally sorrise vergognandosi un po per quel suo atteggiamento poco solare, non era di certo il suo consueto modo di essere ma era stanca, stanca da morire. Aveva ancora davanti agli occhi la scena del frate nudo in quella pozza di sangue.

Martin estrasse un blocchetto di cartoncini spillati con una graffetta di metallo, estrasse una matita a punta fine e scrisse alcuni appunti. Ally lo osservava con curiosità, il quel momento però anche se Martin fosse stato Brad Pit non le sarebbe importato un fico secco di lui e tanto meno di apparire graziosa o disponibile.

Ally, non era certa una disponibile, dietro il suo aspetto dolce dalle curve sinuose e dai sorrisi gentili albergava l’anima di una ex soldatessa, era stata distaccata in Iraq per due mesi, alcuni anni fa, appena aveva finito il college. In un momento di stupidità giovanile aveva avuto la brillante idea di presentare domanda per entrare nell’esercito.

La sua storia come soldatessa fu comunque breve, venne ferita a Bagdad durante una sparatoria un proiettile la colpi sull’elmetto senza trapassare la protezione. Il colpo unito ad una rovinosa caduta dall’ Hammer in corsa le provocò una seria commozione cerebrale. Rimase in coma per più di quaranta giorni. L’esercito per evitare complicazioni preferì darle il congedo anticipato e una medaglia per il servizio reso alla nazione.

Restava comunque difficile immaginare quel faccino dolce con un elmetto in testa ed una divisa.

Si era laureata in storia antica con un master in storia della cristianità. Non era una credente, almeno non lo era quando aveva deciso di fare il master, ma la storia di Cristo le era sempre apparsa come un mistero che la incuriosiva profondamente, quasi un richiamo interiore a cui non sapeva dare una spiegazione ma che la spingeva continuamente alla ricerca di risposte.

Con una curva inaspettata ma non eccessivamente brusca Andrea imbocco un viale sulla sinistra lungo l’Appia antica, zona di per se stessa famosa per le prestigiose ville di ricchi e famosi personaggi tra i quali anche molti illustri stranieri.

Dalla strada principale era difficile credere che quello era il viale che conduceva ad una villa, sembrava piuttosto un accesso ai campi o al bosco antistante di pini marittimi. Percorsero circa settecento metri per poi giungere d’innanzi ad un cancello alto almeno tre forse anche quattro metri, sorretto da due possenti colonne in mattoni sulla cui sommità era posto un basamento in marmo con due statue anch’esse in marmo. Una statua rappresentava un leone, mentre l’altra un’aquila.

Andrea attivò un dispositivo all’interno della macchina ed immediatamente il cancello si aprì per poi richiudersi rapidamente dopo il passaggio dell’auto.  Lungo il viale che conduceva alla villa un alternarsi di ulivi, cipressi e pini marittimi. Dopo aver superato il cancello percorsero più di due chilometri tanto che Martin rivolgendosi ad Andrea disse « Ma dove stiamo andando nella villa fantasma ?» Martin credeva di aver fatto una battuta divertente con l’intento di smorzare la tensione di quell’attesa.

Andrea sorrise e disse « Se da questa impressione allora siamo riusciti nello scopo.»

Walter era stato un compagno di corso, entrambi avevano frequentato la sas di Viterbo e poi molte altre cose. Martin decise ad un certo punto di mollare per dare spazio agli affetti e non correre più degli stupidi rischi. Aveva infatti scelto di occuparsi di marketing e comunicazione, era un creativo spontaneo e poi erano cose che gli piacevano.

Walter dopo un paio di missioni andate male di cui una in Afganistan ed una in Bosnia e una conseguente indagine disciplinare, aveva deciso di mollare le forze speciali per passare a fare lo stesso lavoro come contractor.

Era pagato molto bene, decisamente meglio che come soldato nell’esercito.

Alcune missioni svolte per gli americani lo avevano posto tra i privilegiati nel gota di quelli che svolgono la professione di mercenari al servizio delle grandi imprese. La sua buona reputazione gli aveva permesso di costruire un’agenzia molto rispettata con incarichi importanti richiesti sia da privati che da governi.

Martin apprezzava molto Walter anche se non riusciva a condividere i suoi metodi operativi troppo spesso sopra i limiti e troppe volte poco rispettosi della vita e della dignità umana. Purtroppo Walter era così un “cazzone” cresciuto con bombe e fucili in tasca e adesso che aveva di certo anche i soldi di sicuro era diventato ancora più “cazzone” di prima.

Erano trascorsi più di cinque anni dall’ultima volta che Martin aveva incontrato Walter era stato poco prima di partire per la Cina alla ricerca del fidanzato di Paola. Walter gli aveva fornito alcuni contatti utili, amici del Mossad israeliano ben disposti a collaborare.

Per Martin quella vicenda era una dolorosa cicatrice, la morte lo aveva toccato troppo da vicino, in Svizzera aveva rischiato grosso.

Da allora Martin aveva cercato per quanto possibile di distaccarsi dal suo passato, da quei contatti cari ma che comunque rappresentavano una sorta di pericolo latente. Era tornato a fare il consulente aziendale, un lavoro non sempre pagato adeguatamente, ma che gli consentiva di garantire una vita dignitosa alla sua famiglia.

Andrea fermò l’auto nel piazzale in ciottolato, antistante l’ingresso della villa. Una visione spettacolare, un vero e proprio palazzo su tre piani in stile settecentesco ma con evidenti richiami alla bell’epoque . Enormi finestre si affacciavano al piazzale quasi a voler esaltare la maestosità e la preziosità di quel palazzo.

Mentre Martin scendeva Walter gli venne incontro strillandogli contro affettuosamente degli insulti da caserma. Martin sorrise e abbracciò Walter porgendogli simbolicamente tre baci.

« Ti trovo in forma vecchio mio, sei anche tu senza capelli e con la pancia che cresce ma non sei poi così male, avrei giurato che ti avrei trovato a bere rum in un bar dei bassifondi di cuba….. Scherzo ti trovo veramente bene.» Gli disse Martin.

Walter a quelle ironiche affermazioni di Martin, era rimasto alquanto perplesso, odiava sfigurare difronte a delle belle donne, e alla vista di Ally il galletto che albergava in lui non desiderava altro che fare la migliore delle impressioni.

« Brutto stronzo, ti presenti qua dopo una vita che ti invito a venirmi a trovare, arrivi con una bellissima donna e neppure me la presenti.» Sbotto in tono allegro Walter.

Ally arrossì senza rendersene conto, non era preparata a ricevere un complimento così sfacciato e plateale.

Martin indicò Ally a Walter « Questa è Ally la sfortunata turista americana del Maine che si è trovata suo malgrado scaraventata a terra, alla stazione Termini di Roma a causa di un terribile coglione soprappensiero che sarei io.»

«Si lo so che sei un po coglione Martin ma non serve che fai tanta pubblicità della cosa, ti vogliamo bene lo stesso » Ironizzo Walter prendendo poi con delicatezza la mano di Ally e offrendo un baciamano da vero gentiluomo. Poi disse « Sono Walter, questa è la mia dimora lei mia dolce Ally si consideri mia ospite ogni suo desiderio sarà per me un dovere assolverlo.»

Ally piacevolmente stupita da tanta cortesia, ringraziò e si limitò ad aggiungere «Vorrei solo potermi fare una doccia e cambiarmi.»

Walter rivolgendosi ad Andrea ancora presente sul piazzale gli disse «Andrea prendi il bagaglio di lady Ally e accompagnala nella suite delle rose.»Andrea esegui con prontezza l’incarico e accompagno Ally all’interno della villa.

Martin guardo negli occhi Walter e scoppiando ridere «Ma fammi il piacere da dove ti esce tanta galanteria, non mi dire che le hai già messo gli occhi addosso.»

«Martin sappiamo bene tutti e due che tu con quel bocconcino non ci faresti nulla, tanto sei un fedele cronico, un caso inguaribile, quindi è compito mio non far mancare nulla a quella meravigliosa creatura, non vorrai mai che si faccia una pessima opinione di noi italiani, che potrebbe dire ritornando a casa nel Maine?. Piuttosto che cosa è successo al tuo amico Celestino al telefono non ho capito niente.» disse Walter a Martin.

«Te ne parlo poi con calma , ora anch’io desidero farmi una doccia e cambiarmi la giornata non è di certo andata fino ad ora nel migliore dei modi.»

Walter comprese il disagio e la tensione di Martin e non aggiunse una parola, lo accompagnò alla stanza delle palme al secondo piano della villa, nella stanza affianco a quella in cui era ospitata Ally.